Jurassic School

Tecniche di tiro operativo per la Polizia di Stato

  • 17 lug. 2015

Per quanto concerne l'addestramento al tiro e alle tecniche operative, salvo qualche rara eccezione, con questo titolo si potrebbe definire l'ancora attuale impostazione dei programmi formativi negli istituti di istruzione ed i programmi addestrativi per il mantenimento delle capacità acquisite da svolgersi presso i reparti, per il personale delle Forze di Polizia. L'innovazione dei programmi di addestramento al tiro iniziata sedici anni fa, per quanto sia stata quasi rivoluzionaria all'epoca, ha perso nel tempo il suo abbrivio.
Lo dico un po' a malincuore, ma dopo tre lustri gli equilibri geopolitici mondiali e la situazione sociale italiana sono cambiate profondamente. L'ultima guerra del golfo è stata anche l'ultimo conflitto in cui si sono visti due eserciti stranieri contrapporsi su dei campi di battaglia prestabiliti, in cui uno dei due contendenti decideva dove aspettare l'avversario o dove voleva ingaggiarlo. Le guerre di oggi sono guerre d'intelligence, nelle quali non si scontrano le nazioni ma le ideologie e i loro campi di battaglia possono essere ovunque, in base alla strategia che si decide di adottare; sia quella campale con l'occupazione di un territorio, sia quella terroristica in cui si colpisce il morale di una popolazione.

Nei miei trascorsi in seno alla Squadra Volante (oggi U.P.G.S.P.) di Pavia, tra il 1992 e il 1997, ricordo che gli interventi riguardanti dei cittadini extracomunitari capitavano due o tre volte al mese ed erano per lo più per dei reati minori, mentre oggi interventi del genere sono la quotidianità e per reati anche ben più gravi, che vanno ad assommarsi alle altre attività dei criminali nostrani. E questa è la realtà di un piccolo capoluogo di provincia, tutto sommato ancora tranquillo. Nei grandi centri urbani i grossi problemi erano però già emersi da tempo.
A tutto ciò si va ad aggiungere il pericolo terroristico di matrice islamica, non tanto legato ai flussi migratori che attraversano il mediterraneo con mezzi di fortuna, ma alla permeabilità delle frontiere europee e non è detto che debba essere per forza uno straniero. Badate bene che se c'è una persona che non vuole dare nell'occhio ed ha i documenti in regola quello è proprio il terrorista. Nei miei due ultimi scritti "von Steuben" e "Formazione non convenzionale", impostati entrambi nel agosto 2014 e pubblicati per motivi di salute (miei) solo questa primavera, quasi preconizzavo l'iniziativa di formare delle squadre speciali per gli interventi ad alto rischio, cosa che si è poi realizzata recentemente con una Circolare del Ministero dell'Interno in cui è stata disposta la creazione, in seno ad ogni Questura d'Italia, di un'Unità denominata "Squadra Antiterrorismo". In questa Circolare sono stati definiti anche gli unici due parametri dei futuri Operatori di queste squadre: non aver compiuto il 45° anno di età ed aver svolto o svolgere attività di controllo del territorio in Uffici della Questura e, in subordine, presso altri Uffici della Polizia di Stato. Tutto qui.
Una volta individuate le persone, queste verranno inviate presso uno Centro di formazione idoneo per partecipare ad uno specifico addestramento di tre settimane. Dopo di che, ottenuta la qualifica (ci sarà una selezione finale o faranno buoni tutti?) il personale rientrerà presso le proprie sedi, presumo in attesa che la Squadra Antiterrorismo venga costituita e avviata.

Busillis!
1. Una volta ritornati ai reparti di provenienza chi si occuperà del mantenimento delle capacità acquisite?
2. Con quali programmi di addestramento?
3. In quali aree addestrative e/o in quali poligoni?
Una timida anticipata risposta alla prima domanda c'è già stata: una striminzita aliquota di Istruttori di tecniche operative ha partecipato ad un corso di aggiornamento su questo tema, della durata di tre giorni.
Davvero RIDICOLO! Tre giorni non sono nemmeno sufficienti per definire la parte teorica di una tale iniziativa, figuriamoci la parte pratica (perché gli Istruttori devono provare loro stessi per primi ciò che andranno ad insegnare) e soprattutto la parte didattica, ossia come verranno impostate le lezioni e gli addestramenti e poi… con quale cadenza e con quali programmi si manterranno e si affineranno le capacità degli Operatori?
Ma la risposta c'è già, fluttua nell'aria; ogni Istruttore ci metterà del suo, come sempre, per creare qualcosa di utile ed efficace per i colleghi, per evitare il più possibile di mandarli allo sbaraglio.
Veniamo alla seconda risposta: i programmi di addestramento. Si è partiti in quarta, ma il cambio a solo tre marce. A breve si formerà il personale operativo, che una volta rientrato in sede avrà come unico riferimento l'Istruttore di tecniche operative del luogo, che e se avrà partecipato allo specifico corso di aggiornamento, ma per quanto riguarda gli Istruttori di tiro nessuno ci ha pensato. Essì che si parla di dotare gli Operatori delle Squadre Antiterrorismo della pistola mitragliatrice Heckler and Koch UMP, un'arma speciale di reparto per la quale pochissimi (forse nessuno) degli Istruttori di tiro delle Questure e degli altri Reparti è abilitato all'insegnamento e all'impiego. Pertanto gli Operatori Antiterrorismo saranno gli unici a poterla utilizzare e quindi si arrangeranno tra di loro su come poi impiegarla efficacemente.
Paradossale!
Ora come ora sono solo gli Istruttori di tecniche operative che senza nessun programma ministeriale di addestramento, si dovranno arrabattare di loro iniziativa per ideare un preciso programma di mantenimento delle capacità di queste nuove figure di Operatori, individuando le necessità, la cadenza delle esercitazioni e il loro sviluppo formativo.
Attenzione però! Vi rammento che gli Istruttori di tecniche operative non sono Istruttori di tiro, a parte quei pochi che hanno partecipato ad entrambi i corsi e quindi hanno conseguito entrambe le qualifiche, ma su questo punto ci tornerò meglio più avanti, perché è proprio il tema di questo scritto.

Quindi chi si occuperà della parte riguardante l'addestramento al tiro, non essendoci Istruttori di tiro abilitati? Evidentemente vorrà dire che la HK UMP verrà utilizzata solo per delle attività "in bianco". Terza ed ultima risposta: in quali aree addestrative e/o in quali poligoni si potranno efficacemente esercitare tali squadre? Dato che negli ultimi anni è stato stabilito che il personale delle Forze dell'Ordine si deve addestrare preferibilmente (per non dire solo) presso delle strutture delle Forze Armate, ad oggi delle strutture adatte per le esercitazioni di queste neonate squadre praticamente non ce ne sono. I poligoni chiusi a cielo chiuso degli Istituti di formazione hanno un regolamento d'uso che non prevede troppe digressioni e la loro struttura e configurazione non permette, anche per motivi di sicurezza, lo svolgimento di determinati tipi di esercitazione.
I Poligoni chiusi a cielo aperto o i poligoni aperti utilizzabili sono pochissimi e preclusi per vari motivi dalla maggior parte degli Enti e anche i pochi poligoni aperti ubicati all'interno di aree militari sono un numero sparuto e comunque al loro interno non c'è nulla a parte il suolo e chi li utilizza deve portarsi dietro tutto il necessario per le esercitazioni, ma per addestrare una Squadra Antiterrorismo non basta certo portarsi appresso quattro sagome. Conclusione le aree e strutture idonee sono quasi pari a zero.

Confortante vero? Adesso però veniamo al dunque di questo scritto; I programmi ministeriali di addestramento al tiro e di addestramento alle tecniche operative.
Attualmente queste due tematiche vengono affrontate separatamente, tant'è che esistono due figure professionali distinte: gli istruttori di tiro e gli Istruttori di tecniche operative e questa è appunto la concezione anacronistica di come vengono ancora concepite queste due tematiche formative, da qui il titolo "Jurassic School".
Al giorno d'oggi è inconcepibile che ancora non ci sia resi conto che l'addestramento al tiro e l'addestramento alle tecniche operative sono ormai due argomenti inscindibili. Certo, inizialmente è ovvio che le argomentazioni nella formazione di base prevedano di procedere su due binari diversi, ma sono due binari che poi inevitabilmente confluiscono in un solo percorso.
Insegnare le tecniche di copertura con una chiara definizione di quelli che sono i campi di tiro di ciascun operatore, in correlazione con le tecniche dello sfruttamento dei ripari, per due o più Operatori che agiscono simultaneamente e far comprendere che l''impiego delle armi può avvenire anche con un compagno che ci sopravanza, ma al di fuori dal nostro campo di tiro e che questa è un'eventualità che capiterà quasi sicuramente in una Squadra Antiterrorismo, è un argomento didattico fondamentale in questo tipo di formazione. Un argomento che poi si deve tramutare in un'esercitazione in bianco e a fuoco, per essere efficace nei suoi concetti. Ma quale figura tra i due tipi di Istruttori dovrà occuparsene? Il buon senso dice tutti e due, augurandosi che siano entrambi affiatati e in simbiosi, ammesso che ciò sia sempre possibile. Ora…. dall'epoca degli "anni di piombo" ci siamo passati un po' tutti e si sa cosa sono stati quegli anni per l'Italia… poi sono accadute le stragi del 11 settembre 2001… gli attentati di Madrid e ultimamente gli eventi di Parigi e della Tunisia… ma si è imparato poco prima e adesso, dopo i recenti fatti, ci si sta muovendo tardi, essì che c'è stato il tempo per riflettere. La realtà è che ormai l'istruzione al tiro ed alle tecniche operative sono una sola cosa e che non è più possibile concepire due figure distinte e due tematiche separate tra gli Istruttori di una e dell'altra, sono troppi gli argomenti comuni e sin ora mi sono limitato all'aspetto tattico, ci sono però altri argomenti importanti che vanno trattati durante la formazione di base degli Agenti e a quella più specifica per qualsiasi tipo di Operatore. Uno di questi argomenti è la psicologia di combattimento, ossia spiegare efficacemente cosa succede al nostro corpo ed alla nostra mente quando si è sottoposti ad un forte stress e come si possono vincere i loro fenomeni correlati con il giusto atteggiamento mentale ed uno specifico addestramento. Chi ritiene che si debba fare gli Istruttori e non gli psicologi è proprio rimasto indietro con i tempi. Non c'è bisogno dello psicologo per spiegare quello che sono dei normali effetti psicofisici in correlazione con gli eventi che si possono configurare e le strategie e le tattiche si debbono adottare. Questo è un argomento tecnico/tattico in cui si porta a conoscenza un gruppo di discenti su cosa possono andare in contro.

Un altro argomento è la didattica. Ogni istruttore è un insegnate a tutti gli effetti ed è basilare che sia a conoscenza di quelli che sono i metodi didattici più efficaci per l'insegnamento agli adulti. Far comprendere ai discenti quelle che sono le finalità dell'insegnamento e la loro importanza è un risultato essenziale nella formazione di base, ma diventa un obiettivo assoluto nella formazione di personale destinato ad una specializzazione come una Squadra Antiterrorismo, dove si pretende tanto e per ciò bisogna anche dare tanto.
Ultimo argomento, ma non ultimo per importanza è la comunicazione. Se l'addestramento ha formato degli Operatori in grado di agire tatticamente insieme, è altresì importante che essi siano capaci di comunicare tra di loro in modo chiaro, sintetico ed essenziale. L'addestramento dovrà farsi che ognuno sappia come muoversi, coprendo i compagni e contemporaneamente trovare un riparo per se stesso, però ogni eventuale imprevisto o ogni nota rilevante dovrà essere comunicata a gesti e, nei limiti, a voce. L'incapacità di comunicare genera confusione, rallenta l'azione e crea pericolo. Spesso si vedono colleghi che capiscono solo loro quello che vorrebbero dire agli altri… usando le parole! Figuriamoci sotto tensione! Quindi anche questo è un aspetto didattico essenziale.
Questi sono tre tra i tanti motivi perché un corso di aggiornamento degli Istruttori di tre giorni è inutile e perché un corso iniziale di qualificazione di tre settimane, se pur svolto in un Centro specifico, è troppo breve. Per ottenere dei risultati adeguati sono necessarie almeno tre settimane per gli Istruttori e due mesi intensi e selettivi per i futuri Operatori.
Dopo questa "sgrossatura" degli Operatori, la maggior mole del lavoro verrà inevitabilmente svolto dagli Istruttori presenti nelle sedi di servizio, nelle quali il personale antiterrorismo si dovrà confrontare con la realtà e le specifiche necessità locali del territorio, affinando qui le loro capacità e la loro efficacia.
Mettere "in pratica ciò che si predica" non è certo difficile, ma lo diventa quando la lezione proviene da due figure diverse. Mi ricordo ancora quando, una decina di anni orsono, c'erano delle discrepanze del concetto di portare la pistola con la cartuccia camerata. Una pratica che era consigliata dagli Istruttori di tiro e sconsigliata invece dagli Istruttori di tecniche operative. Contrasto che in ogni caso si risolveva con il buon senso, ma che comunque creava una certa confusione tra i discenti. Un tipo di confusione che non deve accadere nella formazione di una squadra antiterrorismo, perché quando il personale di un'Unità del genere dovrà intervenire (mi auguro che non accada mai) dovrà farlo con freddezza, coraggio e determinazione, tre caratteristiche che solo una formazione di alta qualità può infondergli. Il raggiungimento di un obiettivo così complesso come la formazione di una Squadra Antiterrorismo richiede la coordinazione tra le due figure distinte di Istruttori, oltre che tra gli Istruttori stessi. Una coordinazione che potrà essere efficace solo con la partecipazione di entrambe le due figure alle lezioni di teoria ed alle esercitazioni pratiche, in modo che ci sia linearità di esecuzione non solo nella singola lezione/esercitazione ma in tutta la programmazione dell'addestramento.

Quindi, sono necessari degli Istruttori di alta qualità per raggiungere e soprattutto, mantenere tali caratteristiche. Degli Istruttori di alta qualità già formati in un corso specifico e costantemente aggiornati. Non com'è accaduto sin ora dove la formazione svolta negli Enti locali si regge sulla buona volontà dei singoli (quando ci sono), che spendono le loro energie per fornire ai colleghi gli "strumenti" per portare a casa la pelle ogni giorno, seguendo il mutare degli eventi.
Ecco perché la modernità nella formazione evidenzia la necessità che la figura del Istruttore di tiro e quella del Istruttore di tecniche operative si fondano in un'unica qualifica, come d'altronde avviene già in altri paesi con situazioni sociali pari alle nostre.
Generare una tale fusione non è niente di trascendentale, basta volerlo, certo che se si sta seduti sulla poltrona dietro la scrivania a guardare i numeri e le statistiche, pensando a… beh meglio lasciar perdere… Gli Istruttori volenterosi che credono nella formazione come base per creare un professionista e ci mettono il loro impegno e la loro iniziativa per trasmettere ai colleghi discenti quel qualcosa che gli permetterà di sopravvivere e portare a termine i loro compiti verso la nostra comunità non mancano di certo.

Francesco Zanardi