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Acquistare un arma: cosa fare.

 

Chiunque voglia acquistare una buona pistola dovrà innanzi tutto perdere le cattive abitudini, specialmente quelle altrui. Detto così è un’affermazione piuttosto categorica, ma se proviamo a vedere perché è stata fatta può darsi che qualche radicata convinzione venga un po' scossa. Facciamo qualche esempio.  Moltissime persone sono convinte che una pistola da tiro debba avere la canna lunga, lo scatto molto leggero, la percussione velocissima e una altrettanto veloce ripetizione del colpo. Allora qualunque buona pistola, se si vuole che sia precisa dovrà avere queste caratteristiche?  Beh, non proprio.

La lunghezza della canna

Incominciamo dalla canna. Se fosse vero che deve essere lunga, perché mai i costruttori di carabine da tiro la stanno accorciando?  Il motivo c’è e qualcuno se ne era già accorto più di un ventennio fa. Dal momento in cui si sgancia il cane a quello in cui il proiettile lascia la canna, accadono molte cose. Per esempio, l’arma prende a rinculare per effetto del principio di azione e reazione. Inizia molto presto, al punto che una carabina da tiro in calibro .22, appoggiata sul bancone e quindi lasciata libera di scorrere longitudinalmente, nel momento in cui il proiettile esce dalla volata si è già spostata di quasi un millimetro e mezzo. E' il caso di ricordare che una carabina pesa come parecchie pistole messe insieme. Per sapere che un arma più leggera rincula di più non occorre scomodare le equazioni di moto, lo abbiamo provato tutti in poligono o a caccia.  Per giunta, un’arma non rincula linearmente, qualunque oggetto cui venga applicata una forza in un punto diverso dal baricentro non si muove con moto rettilineo uniforme ma comincia a girare, per l’appunto intorno al baricentro. Il quale non è nemmeno fisso, perché il movimento del proiettile all’interno della canna sposta, sia pur di poco, la distribuzione dei pesi. Non parliamo poi della diversa distribuzione dei pesi per effetto dello svuotarsi del caricatore. Infine, oltre a non rinculare con moto rettilineo, l’arma non rincula nello spazio libero, ma contro la mano e quindi ogni volta in modo diverso.  L’arma non è sempre impugnata nell’identico modo. La mano può essere più o meno gonfia, come sanno tutti coloro che hanno provato a farsi un’impugnatura troppo precisa. La consistenza dei muscoli è diversa dopo le ferie, quando si è fatto del moto, da quanto lo sia nel cuore dell’inverno. E poi, se qualcuno riesce a stare fermo come una roccia ne siamo contenti per lui, ma si tratta di un’eccezione perché la maggior parte dei tiratori si muove. Non sarebbe opportuno che la maggior parte dei movimenti dell’arma (e del tiratore) avvenisse quando il proiettile è già in viaggio?  E' vero che si può ridurre il barrel-time (tempo che il proiettile impiega a uscire dalla canna) anche accelerando il proiettile ma, così facendo, aumenta l’energia cinetica del proiettile stesso e poiché il principio di azione e reazione è ineludibile, i movimenti dell’arma aumentano. Non resta che ridurre la lunghezza della canna. Nè, vale sostenere che i gas di sparo, precedendo e scavalcando il proiettile, ne disturbano la traiettoria.  Per evitarlo bisogna che la carica sia completamente combusta durante il barrel-time e ciò lo si ottiene, per un .22 l.r., con lunghezze di canna di 40-42 centimetri. Un po’ troppi, per una pistola che deve entrare in una scatola lunga 30 centimetri e troppi anche per una pistola libera, che non ha limiti di sagoma ma che risulterebbe troppo appruata per consentire una buona mira e si metterebbe a "sbandierare" come un guidone della Marina in una giornata di vento. Le prime pistole da tiro a canna corta" furono le Walther GSP e OSP, che furono messe in commercio poco dopo la pubblicazione del regolamento UIT per la specialità di Pistola Standard. Fino a quel momento la PS si tirava come la specialità PGC, con la differenza del calibro .22.  Ricordate quanti revolver Arminius giravano nei poligoni? Nello stabilire le nuove regole (quattro serie per tempo. nei tempi di 150, 20 e 10 secondi) si stabilì che la lunghezza della canna non poteva superare i 150 millimetri. La FN di Herstal,  con la Browning Match, una delle armi meglio finite di tutti i tempi, si affrettò a produrre la Match 150, il cui numero indicava per l’appunto la nuova lunghezza di canna. Le Walther, con quel loro mozzicone di canna, suscitarono quasi scandalo. È il caso di ricordare che nelle loro specialità le Walther hanno vinto tutto e che la pistola di Giovanni Liverzani, indimenticato campione che stabilì un record del mondo di PA con 598 su 600, aveva la canna ancora più corta.

Il peso dello scatto

Archiviato il capitolo "lunghezza della canna", proviamo a parlare dello scatto. C’è qualche buon motivo per averlo leggerissimo? Il motivo, dicono in molti, è che con uno scatto pesante si ‘strappa e il colpo va dove vuole. Può essere, ma gradiremmo la spiegazione di un paio di cose. La prima è che si ‘strappa" anche con pesi di scatto di pochi grammi. La seconda è che Agostino Famoso, tiratore di Pistola Libera , ha fatto più volte in nostra presenza, in allenamento nel 1972, la bellezza di 556/600 con un peso di scatto di un chilogrammo. 

La prima cosa si spiega con facilità. Lo strappo non e dovuto al peso dello scatto (sempre che questo sia fatto a regola d’arte, da un serio preparatore), ma all’ansia del tiratore, che vede le mire allineate sul bersaglio e cerca di tirare prima di muoversi, dando così il colpo di dito. E che il colpo di dito sia indipendente dal peso dello scatto lo può confermare qualunque tiratore di PL. Ricordiamo il periodo in cui una teoria ricorrente era che le pistole Hàmmerli 107/108 erano migliori delle Vostock non perché più precise (o meglio finite: la Casa svizzera ha sempre prodotto armi ineccepibili da questo punto di vista), ma perché si poteva regolare il peso dello scatto a pochi grammi senza che questo perdesse di costanza. 

I tiratori russi nel frattempo tiravano con pesi di scatto di 120-150 grammi e vincevano tutto. Doveva essere perché non conoscevano le nostre teorie? Se lo avessero capito che con quegli scatti era impossibile che vincessero quello che stavano vincendo, e avrebbero lasciato il campo libero a noi. Come diceva quel tale (e come si continua a pensare in molti ministeri), se la teoria è in contrasto con i fatti, bisogna modificare i fatti. Spiegare ora i punteggi di Agostino Famoso ci sarebbe più semplice se avessimo fotografato a suo tempo l’arma con cui tirava. Tuttavia ricordiamo bene il dispositivo e possiamo spiegarlo. La guardia del grilletto era stata sostituita da una molla a lamina, modellata a forma di "5". Un’estremità della lamina era forata: attraverso questo foro veniva tenuta in posizione dalla vite della guardia. L’altra estremità della lamina era premuta dal dito indice e, muovendosi, andava a toccare la coda dell’astina cilindrica su cui normalmente si sarebbe dovuto innestare il grilletto. A quel punto avveniva lo scatto.

Il collasso di retroscatto

In effetti, Famoso aveva trovato il sistema più elegante, perché era il più semplice, per eliminare il collasso di retroscatto, che in ordine di importanza è la seconda causa dei temutissimi strappi. Proviamo a spiegare che cosa sia il collasso di retroscatto. L’indice della mano con cui si impugna la pistola non è indipendente come vorremmo. Ne consegue che quando l’arma è impugnata, anche senza stringerla eccessivamente ma con un certo tono muscolare, l’indice è in tensione nella stessa misura del resto della mano e contribuisce a reggere l’arma.  Al momento dello scatto, il polpastrello si deforma contro il grilletto. Continuando a premerlo ne vince la resistenza e a questo punto fa scattare il cane. Dopo di che trova una resistenza molto minore e quindi parte velocemente per arrestarsi quando il grilletto va a sbattere, muovendo così l’arma proprio nel momento meno opportuno. E chiaro che, se lo scatto è molto pesante, la differenza tra le resistenze prima e dopo lo sgancio del cane sarà rilevante. Ma è altrettanto chiaro che queste differenze si possono meglio eliminare facendo in modo che la resistenza opposta dal grilletto al dito del tiratore sia costante, o addirittura in aumento e questo lo si ottiene con un adatto dispositivo di retroscatto. Non stiamo dicendo nulla di nuovo: dispositivi anticollasso erano già presenti sulle High Standard degli anni Sessanta, sulla Browning Match e sulla Hàmmerli Rapid.  Una pistola che avrebbe meritato miglior fortuna e che resta una delle armi più interessanti, oltre che meglio finite, in commercio, la Patro M2 (Roberto Palamà, su richiesta, la costruisce ancora), ha probabilmente il miglior trigger stop finora realizzato, costituito da un pistone elastico su cui va ad appoggiarsi il grilletto. La resistenza del pistone dà il secondo tempo dello scatto nella versione PS. Questo elimina anche il problema della taratura del dispositivo, che non sempre dev’essere "al pelo". In effetti, un tiratore che tiri velocemente il grilletto anziché centellinare lo scatto trarrà maggior giovamento, in un trigger stop tradizionale, da una regolazione che dopo lo sgancio consenta una corsa ulteriore del grilletto di alcuni decimi di millimetro. Si potrebbe pensare, a questo punto, che scatto leggero e dispositivo anticollasso si equivalgano: non è così. Uno scatto più duro consente di effettuare con il grilletto gli ultimi aggiustamenti di punteria, senza correre il rischio di partenze accidentali del colpo. Inutile ricordare che se un 7 o un 6 dovuti a una partenza involontaria del colpo danno fastidio nel tiro al bersaglio, nel caso che si usi un’arma per difesa le conseguenze possono essere ben più gravi di un brutto punteggio. Siete ancora convinti di volere uno scatto leggerissimo?

Velocità di percussione

Beh, almeno sulla velocità di percussione non ci sarà nulla da dire! Una percussione più veloce significa una più rapida partenza del colpo, meno possibilità di muoversi, un miglior punteggio! Siamo proprio sicuri? É vero che nel tempo intercorrente tra lo sgancio del cane e l’uscita del proiettile dalla canna il tiratore può muoversi: lo abbiamo detto poco fa parlando della lunghezza della canna. Ma è altrettanto vero che, in base alle leggi della fisica, il movimento del cane e del percussore fa muovere anche l’arma. Più veloce è la percussione, maggiore è l’energia del complesso cane-percussore e quindi maggiore è il movimento dell’arma. 

Chi non volesse credere a questo fatto, è pregato di tirare qualche colpo con un automatico Benelli. Funziona proprio così, su questi princìpi e sulle equazioni generali di moto. Inoltre l’arma si muove mentre è impugnata, con le considerazioni già fatte prima. A noi l’ipotesi di sostituire la possibilità di un movimento che disturbi l’ideale partenza del colpo con la certezza che questo movimento avvenga non è sembrato un buon affare. E a voi? La verità è che la percussione dev’essere tale da minimizzare le perturbazioni di assetto dell’arma. In questo caso può anche essere molto veloce, come avviene ad esempio nel sistema Martini: ma il cane del sistema Martini è vicinissimo al baricentro dell’arma. In tutti gli altri casi, una percussione più dolce è da preferirsi.

La ripetizione del colpo

Ora veniamo alla ripetizione del colpo. È indubbio che, se si devono tirare cinque colpi in quattro secondi, anche i decimi acquistino importanza. Però per ottenere una ripetizione più veloce, in armi a chiusura labile, le strade percorribili sono solo due. Si può diminuire il peso dell’otturatore, oppure si può ridurne la corsa. La prima soluzione l’abbiamo vista applicata su almeno due pistole: entrambe soffrivano di apertura anticipata e richiedevano una frequentissima e accurata pulizia ogni 80-100 colpi. E vero che in gara se ne sparano meno, ma non ci sembra il massimo dell'affidabilità. Accadeva che le fecce si accumulassero al fondo della camera di scoppio, il che a volte provocava incomplete chiusure dell’otturatore e quindi mancate percussioni. 

E se i decimi di secondo sono importanti per un miglior punteggio, è importante anche evitare gli zeri e non perdere la concentrazione. La seconda soluzione comporta due cose. La prima è che con la canna corta e il castello corto si accorcia anche la linea di mira. La seconda è che l’otturatore va a sbattere a fondo corsa. D’accordo, si può applicare un ammortizzatore di rinculo: basta un disco di gomma o di cuoio che si assesta da sé per botta ricevuta ed evita le vibrazioni ad alta frequenza, oltre a non favorire l’epicondilite, fastidiosissimo e dolorosissimo guaio al gomito. Ma se la botta è forte l’arma si squilibra ugualmente e i decimi di secondo guadagnati nella ripetizione si pagano con gli interessi quando bisogna tornare in punteria. Sarà proprio un affare? Ce l’avremo la nostra bella convenienza?

 

Le munizioni

 

Se la corsa dell’otturatore è asfittica, lo spazio disponibile per l’espulsione del bossolo spento si riduce. Poco male: se le munizioni sono costanti e il meccanismo di espulsione è ben studiato, tutto avviene regolarmente senza inconvenienti. Ma se le munizioni non sono costanti? E se cambiamo marca o tipo? Alcune cartucce daranno, in una certa arma rosate migliori e non vi è dubbio che qualsiasi arma "preferisca" certi tipi di cartucce a certi altri, ma questo deve riguardare la precisione, non il funzionamento, che dev’essere garantito quale che sia il tipo di munizione impiegato. A meno che, quando per qualche motivo non si riesce a trovare quel tipo di cartuccia, si voglia rinunciare alle gare. Legittimo, ma allora perché spendere tanto tempo in allenamenti? E, prima di dire che non sappiamo come investire meglio il nostro tempo, ci siamo accorti che le donne, adesso che c’è la stagione primaverile, sono ancora più graziose del solito?

R.A.

 

 

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